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Sulla Conservazione dell’olio Extravergine di Oliva

In questi ultimi giorni mi sono trovato a spiegare anche 2-3-4 volte al giorno le stesse cose circa le buone pratiche di conservazione dell’olio agli amici e conoscenti; e’ sopraggiunta quindi la chiamata a mettere nero su bianco tali informazioni al fine di facilitarne la divulgazione.
Da una ventina d’anni produco il mio olio ed organizzo corsi di potatura dell’olivo, (v. link) ma a cosa serve produrre delle ottime olive da olio se poi mandiamo “sciupato” il nostro prodotto a causa della nostra ignoranza o superficialità? E per chi acquista da amici o piccoli produttori: A cosa serve rivolgersi all’amico per un prodotto sicuro e genuino se poi lo mandiamo rovinato nel giro di pochi mesi?

In questi ultimi giorni ho frequentato spesso i frantoi oleari della mia zona e l’attenzione e’ tornata alla pratica molto diffusa, anche da me utilizzata in passato, di mettere l’olio nuovo appena uscito dal frantoio (e non filtrato) nelle classiche latte monouso da 5 litri senza rubinetto sul fondo.

E quindi quale e’ il problema? C’è un GROSSO problema ma devo fare una piccola premessa ed un ripasso prima di parlarne; quali sono i fattori che possono danneggiare il nostro olio:

  1. LA LUCE (esposizione alla luce provoca perdita di antiossidanti ed irrancidimento)
  2. L’ARIA (il cui ossigeno fa partire ossidazione e generazione di radicali liberi)
  3. TROPPO FREDDO o TROPPO CALDO (sotto i 10 gradi l’olio gela e una volta scongelato ossida molto in fretta – sopra i 25 gradi per periodi prolungati anche inizia a degradare)
  4. LA MORCHIA (Il deposito di fondo che produce l’olio al naturale, non filtrato)

Dei primi 2 si parla molto spesso, del terzo, cosi cosi, essi riguardano soprattutto l’Olio FILTRATO, mentre del quarto, che può’ essere altrettanto grave e dannoso, l’olio a contatto con la morchia, non se ne parla quasi mai, anzi possiamo dire che l’ignoranza dilaga abbondantemente.

La MORCHIA e’ costituita da piccolissime particelle di olive che finiscono nell’olio e che essendo più pesanti di esso piano piano si depositano sul fondo del contenitore. Ispirazione a fare chiarezza mi e’ venuta da conoscenti che pur nella loro ignoranza, si sono accorti e mi hanno raccontato che il loro olio dello scorso anno conservato nelle famigerate latte da 5 litri ha cambiato sapore da quello consumato nei primi mesi rispetto alle latte aperte dopo un anno.
Altra premessa: L’OLIO BEN CONSERVATO mantiene le sue proprietà per anni; da sapere ad esempio che la data di scadenza riportata sulle etichette (“preferibilmente entro 18-24 mesi”) non parte dal giorno di produzione dell’olio ma dal momento in cui questo viene imbottigliato, poiché nei silos dei frantoi in cui viene conservato sotto azoto (quindi non a contatto con aria), al buio ed a temperatura controllata esso non si altera e conserva per anni le sue proprietà’.
Tornando a noi: qualora l’olio nuovo non filtrato si consuma entro 3-4 mesi LA MORCHIA non rappresenta un problema. MA se dobbiamo utilizzare quell’olio per almeno un anno, ovvero fino a quando ci sarà la produzione successiva, la morchia diventa un problema in quanto nel deposito di fondo, gli enzimi presenti fanno partire dei processi che intaccano le proprietà organolettiche dell’olio e quindi lo danneggiano soprattutto per quanto riguarda le sue proprietà salutari.

DUNQUE COME OVVIARE A QUESTO PROBLEMA?

Se non si filtra l’olio (ed io personalmente preferisco non filtrarlo perché’ ho la sensazione che perda un po di sapore) in tal caso e’ necessario fare almeno un travaso (c’è pure chi ne fa due) e a tale scopo risultano molto utili i fusti in acciaio da 20-30-50 o più litri con rubinetto sul fondo.

Dunque l’olio nuovo che esce dal frantoio va collocato in prima battuta in uno di questi fusti. Trascorso poi un periodo sufficiente a far depositare sul fondo la gran parte delle particelle residue (secondo la mia esperienza almeno 20-30 giorni) ,ma non superiore ai 3-4 mesi, si può’ spillare l’olio dal rubinetto alla base (che e’ leggermente sollevato dal fondo) permettendoci di prelevarlo senza LA MORCHIA. Badate bene che non e’ possibile travasare l’olio dal foro superiore (che sia una latta da 5 litri o da 50 e’ lo stesso) senza far rimescolare la morchia; quindi questo NON VA FATTO. BISOGNA SEMPRE SPILLARLO DAL RUBINETTO DI FONDO.

Poi altre note importantissime:

Dove mettere l’olio ad esempio dopo un travaso da un fusto da 50 litri?

Personalmente dopo il travaso lo metto in un contenitore da 30 (sempre con rubinetto sul fondo e 4 contenitori da 5 litri. Questo poiché 5 litri e’ la quantità di olio che utilizziamo in casa in circa un mese e quindi in tal modo evitiamo di tenere aperto un contenitore (e quindi far entrare aria che lo ossida) per più di un mese. CHIARO?

E CHI CONSUMA 5 LITRI IN PIÙ TEMPO, AD ESEMPIO IN 6 MESI CHE FARE? In questo caso sarebbe opportuno quando si apre la latta, travasarla tutta in bottiglie, ovviamente scure, da 1 litro o 750 come viene più comodo, in modo che quando si apre e si inizia a consumare una bottiglia, le altre restano chiuse e sigillate.

Dunque quando si acquista o si riceve in regalo dell’olio dall’amico, spesso senza etichetta e senza alcun dato riportato sarebbe il caso i farsi dire perlomeno se e’ stato filtrato o meno o se e’ stato travasato e dopo quanto tempo dalla produzione.

Altri errori gravi:

  1. cosa gravissima che si vede ancora fare anche nei frantoi e’ rappresentata dalla pratica di mettere l’olio nuovo nei fusti o nelle latte sporche con il deposito dell’olio dell’anno precedente. FOLLIA PURA! Un modo per sciupare in frettissima anche il migliore degli oli. Sul perché dovreste arrivarci da soli se avete letto fin qui :-).
  2. Altro errore praticato spessissimo e’ quello di usare i fusti in acciaio con rubinetto sul fondo di taglia grande, (diciamo dai 15-20 litri in su) non tanto per la possibilità di fare il travaso da rubinetto di fondo, ma piuttosto per la comodità di poter prelevare l’olio mano a mano che si utilizza: immaginate un fusto da 50 litri che una famiglia utilizza in un anno: per i primi 3-4 mesi si preleva olio e il fusto inizia a riempirsi di aria e quindi di ossigeno… che succede quindi? Che l’ultimo olio che andremo a prelevare sarà anch’esso ossidato, avrà’ cambiato sapore e proprietà nutrizionali.

Detto ciò ognuno e’, e resta libero di fare quel che vuole; mi auguro pero’ che le scelte siano operate con crescente consapevolezza.
Come lavoriamo per divulgare una cultura di rispetto degli Olivi queste incredibili piante, generose e longeve e delle migliori pratiche per produrre un olio di alta qualità’, dobbiamo fare altrettanto per la sua conservazione; un prodotto eccellente, dalle incredibili proprietà benefiche e indispensabile nella nostra cucina; impariamo a rispettarlo e ci premierà’ in gusto e salute.

Simone Itri

La pagina dei nostri corsi di potatura:
www.liberapolis.it/corsi-di-potatura-ulivo/

Altro mio articolo sulla raccolta delle olive e gli aspetti “mistici” della faccenda:
http://www.liberapolis.it/2022/10/come-raccogli-olive/

Scarica questo articolo in pdf
http://www.liberapolis.it/wp-content/uploads/2023/11/Conservazione-dellOlio-Extravergine-di-Oliva1.pdf

Seminario “CASA-TERAPIA”

Un approfondimento della relazione con la nostra casa, entreremo in contatto con la sua anima, aiutati dai principi base del Feng Shui e della psicologia Bioenergetica, allo scopo di stabilire un legame più profondo con il nostro spazio, con il modo in cui lo percepiamo e con noi stessi. Migliorare la nostra casa significa aumentare il nostro benessere al suo interno.

Argomenti:

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Il Feng Shui è un antico strumento della tradizione cinese, utilizzato per analizzare le caratteristiche energetiche della casa e le influenze dell’ambiente sulle persone che la abitano. Analizza le loro individualità energetiche, suggerendo correttivi e soluzioni pratiche per aumentare l’armonia e il senso di benessere percepito.

La bioenergetica, basata sugli studi di Wilhelm Reich, è stata introdotta in psicologia da Alexander Lowen e John Pierrakos; individua cinque tipologie caratteriali, cinque diversi sistemi di difesa usati dal bambino per la sopravvivenza e la sicurezza. Con il tempo questa “corazza” può ridurre l’espressione spontanea delle emozioni, alterare il naturale sviluppo della propria identità e l’autorealizzazione.

A ogni tipologia caratteriale corrisponde una struttura corporea e un atteggiamento psicologico e di conseguenza anche delle caratteristiche relazionali con l’ambiente in cui si vive e un particolare modo di organizzare lo spazio interno della casa.

Analizzando e riequilibrando il nostro spazio, possiamo entrare in contatto con i nostri reali bisogni e lavorare per ritrovare la nostra identità.

Obiettivo:

Grazie a questi due metodi di analisi dello spazio e della persona, con l’aiuto anche di esempi pratici, potremo:

– Identificare le caratteristiche generali dell’ambiente circostante secondo il feng shui.

– Identificare come scorre il flusso energetico all’interno della nostra abitazione e come armonizzarlo nei punti critici.

– Individuare il fronte dell’abitazione, analizzare gli ambienti, le funzioni e il tipo di vibrazioni che inducono negli abitanti.

– Determinare la posizione migliore per gli arredi, in base alla teoria dei quattro animali, e i flussi del Qi.
– Applicare rimedi e correttivi in base alle nostre caratteristiche e a quelle dell’abitazione con uso di colori, materiali eforme.

– Individuare la nostra tipologia caratteriale principale, identificarla nello spazio e agire per riequilibrare il nostro ambiente di vita.

Programma Giorno 1

  1. Introduzione al Feng Shui (filosofia di vita per aumentare il benessere): Origini, il qi, lo yin e yang,i cinque elementi. La scuola della forma, il sito ideale, i quattro animali.
  2. Esempi (foto esterno e interno e planimetrie case fornite dai partecipanti), analisi di:

– Le zone della casa: ingresso e ming tang, zona giorno, zona notte, posizione del letto, lo studio, il bagno;

– I flussi energetici

– La planimetria

– I materiali

Uso dei colori: Psicologia del colore applicata, i colori nella percezione spaziale, cinque energie e colori, uso dei colori nei diversi ambienti, il colore nei luoghi di lavoro.

Programma Giorno 2

  1. Introduzione alla Bioenergetica
  2. Le 5 tipologie caratteriali
  3. La relazione di ogni tipologia caratteriale con la casa, gli archetipi, la relazione con cinque elementi e come riequilibrarla: relazione anima-psiche-corpo-architettura: ogni forma ha un significato psicoenergetico, cambiando lo spazio si cambia se stessi e si agisce sui blocchi energetici.

La docente:

Sono Daniela Mancini, laureata in architettura, ho un master in architettura del paesaggio, ho cominciato a lavorare, focalizzandomi sui temi ambientali e di bioarchitettura, ma sentivo che mi mancava una vera “connessione” con il mio lavoro.

Così ho iniziato ad appassionarmi al feng shui e alle relazioni psicologiche con gli spazi di vita e questo mi ha portato a vedere in modo completamente diverso il mio lavoro.

Oggi svolgo l’attività professionale di progettazione architettonica e di consulenza per il benessere ambientale indoor ponendo una particolare attenzione agli aspetti psicologici e di crescita personale come all’uso di materiali naturali e all’integrazione con l’ambiente esterno, unendo le antiche conoscenze cinesi alla tradizione dell’abitare occidentale e all’innovazione tecnologica.

Pratico il Feng Shui nell’ambito di una più ampia lettura della casa e dello spazio lavorativo, all’insegna del ritrovare la vera essenza di un luogo e offrire a chi lo abita di assaporarla e viverla appieno, migliorando le sue relazioni sia con esso che con le altre persone con cui si condivide.

Nel 2016 ho fondato “Wildnest Bioarchitettura e Feng Shui” in cui coinvolgimento e l’integrazione fra spazio e persona diventa tema centrale di progettazione, sintesi del percorso tra ambiente, bioarchitettura e ricerca personale integrate in un approccio che mette al centro della progettazione migliorare la consapevolezza di se, della relazione con lo spazio e la qualità della propria vita.