BioCostellazioni®️a Cerveteri

PROSSIMI APPUINTAMENTI:

Domenica 4 Gennaio 2026 (7 posti ancora disponibili)
(dalle 9,30 alle 13,00 e dalle 14,30 alle 18,00 circa)

Sabato 28 Febbraio 2026 (9 posti ancora disponibili)
(dalle 14,30 alle 19,30 circa )

L’Anima parla, il corpo risponde”

Ogni nostro sintomo fisico è un linguaggio. Un messaggio che il corpo esprime per ricordarci un legame, un’emozione, un movimento rimasto sospeso nel tempo e in una dimensione direttamente invisibile. Le BioCostellazioni®️ nascono dall’incontro tra le Cinque Leggi Biologiche del dott. Hamer – che svelano il senso biologico di ogni processo sintomatico del corpo – e la visione sistemica e spirituale delle Costellazioni Familiari di Bert Hellinger.

Una fusione rara in Italia, che ci conduce a comprendere come ogni nostro sintomo fisico non sia un nemico, ma un atto creativo dello spirito, un invito dell’intero sistema familiare e dell’Anima a tornare in un certo ordine e verso la compiutezza. Durante questa giornata di conoscenza e consapevolezza, impareremo a dialogare con il nostro corpo, ad ascoltarne i suoi segnali e a scoprire il messaggio biologico e relazionale che ciascuno di essi porta con sé.

Il Facilitatore guiderà il gruppo nel dare voce ai sintomi fisici personali, restituendone il senso biologico profondo e aprendo alla possibilità di trasformare il disagio in movimento vitale assumendosi la responsabilità dei propri segnali e farne qualcosa di buono.

Ogni partecipante potrà portare un proprio tema – un sintomo, un comportamento che non riesce a trasformare, una difficoltà ricorrente – per esplorarne insieme le radici sistemiche e lasciare emergere la saggezza nascosta del corpo. Quando il significato profondo viene riconosciuto, il sistema ritrova equilibrio e ordine superiore e la vita riprende a fluire.


I Facilitatori, Allievi diretti di Gabriele Policardo

Barbara Lattanzi
Sociologa, counselor e trainer mindfulness.
Operatrice nella relazione d’aiuto, riflessologa plantare e BioCostellatrice®️, unisce la visione relazionale alle Cinque Leggi Biologiche di Hamer per comprendere in profondità il dialogo tra corpo e psiche.
Da anni accompagna le persone verso una consapevolezza incarnata, dove la conoscenza diventa cura e la cura diventa crescita. Tel. 329.061.7578

Vittorio Balbi
Ingegnere elettronico, Coach PCC ICF, BioCostellatore®️ e facilitatore Psych-K®️.
Co-fondatore e Master Trainer della scuola di Coaching “Idee Che TrasFormano!”, integra l’approccio biosistemico con una visione scientifica e spirituale della vita.
La sua missione: trasformare la consapevolezza in energia evolutiva, al servizio dell’autenticità e del movimento dell’anima. Tel. 347.2.483.423


Vi aspettiamo a partire dalle 14:30 il giorno 8 novembre 2025 a Cerveteri.
Posti limitati, prenotazione necessaria contattando Simone al tel, solo w.app 371 380 1523

Pace per la Pace

Serve fare la pace per portare la pace nel mondo: Dall’Impero Romano a Gaza antiche dinamiche si ripetono.

Ogni epoca storica sembra ripetere lo stesso copione: il popolo soffre le conseguenze delle guerre, ma raramente ne trae beneficio. Dai tempi dell’Impero Romano fino ai giorni nostri, le classi dirigenti hanno sempre trovato il modo di indirizzare l’indignazione collettiva entro canali controllati, affinché non diventi mai una vera forza di trasformazione.

Già i Romani avevano compreso l’importanza del panem et circenses: dare sfoghi al popolo per impedirne la ribellione. Nel Medioevo e nell’età moderna le monarchie e le Chiese adottavano strumenti simili: calmierare i prezzi del grano, concedere festività religiose, offrire spazi ritualizzati di protesta. Nel Novecento, la propaganda di massa si è perfezionata come arte del condizionamento e della polarizzazione delle masse. Oggi, accanto a questa propaganda, assistiamo a un altro fenomeno: testate giornalistiche, opinionisti e talk show che concedono spazio alla critica delle guerre o di episodi come il blocco della flottiglia per Gaza. Ma queste voci, più che mettere realmente in crisi i poteri, funzionano da valvola di sfogo: danno al popolo la sensazione di essere rappresentato, così che la “pentola a pressione” non esploda mai in forme di dissenso realmente incisivo, come il boicottaggio o la non-collaborazione di massa.

E allora la domanda diventa inevitabile: che fare?

La prima risposta riguarda la nostra vita concreta. La pace non nasce in astratto, ma nei luoghi più vicini:

  • nella famiglia, nei rapporti con i parenti e nei piccoli conflitti quotidiani;
  • con gli amici e i colleghi, nel lavoro e nelle relazioni più dirette;
  • e solo poi, più in grande, nei movimenti, nelle associazioni, nei gruppi politici e spirituali.

Qui è la radice della questione: non basta scendere in piazza a chiedere la pace nel mondo se poi, tra chi la chiede, regnano divisioni, personalismi e rivalità. Non serve a nulla opporsi alla guerra se i movimenti per la pace sono essi stessi in guerra tra loro – su dettagli ideologici, bandiere, visibilità personale, leadership interne. Questi conflitti non sono “banali”: sono esattamente l’energia della guerra che, senza accorgercene, immettiamo di nuovo nel mondo.

A questo si aggiunge un’altra trappola sottile: ogni guerra ha bisogno di alimentarsi dell’odio verso un nemico, di concentrare le energie negative su un bersaglio da demonizzare. E purtroppo anche molti pacifisti rischiano oggi di cadere in questo tranello. Sarebbe invece bello iniziare a comprendere che non esistono italiani o israeliani, non esistono tedeschi, giapponesi o americani: nel momento in cui ci rendiamo conto che siamo tutti esseri umani della stessa famiglia umana, e usciamo dalle polarizzazioni ideologiche e nazionaliste, facciamo un passo verso la pace. Questo non significa rinunciare al diritto e al dovere di indignarci e sdegnarci di fronte alle atrocità compiute da chi sceglie il male e la guerra. Significa piuttosto coltivare una consapevolezza interiore: nulla avviene a caso, la storia segue il suo corso, ogni azione porta conseguenze. Anche ciò che accade oggi è frutto di azioni, pensieri ed emozioni del passato. Per questo è urgente coltivare il seme della pace oggi, così da vedere nascere e sbocciare il fiore e il frutto della pace domani. È un invito che vorrei rivolgere a tutti gli uomini di buona volontà.

E ovviamente, per compiere questo cammino, serve sacrificare qualcosa. Se vogliamo ottenere qualcosa, dobbiamo avere il coraggio di rinunciare a qualcosa. Potremmo iniziare a rinunciare alle nostre piccole lotte, ai nostri piccoli odi. Già da domani potremmo avere il coraggio di andare ad abbracciare con il cuore, a fare un regalo, un gesto di pace verso la persona che più ci sta antipatica, che più odiamo nella nostra casa, nella nostra famiglia, nel nostro quartiere o nel nostro lavoro. Questo sarebbe un atto veramente potente: costa meno energia materiale che organizzare una manifestazione, dove spesso ci si limita a incontrare amici che la pensano come noi e a ripeterci quanto siamo buoni e quanto sono cattivi gli altri. Ma un gesto così, se avessimo il coraggio di farlo tutti, farebbe davvero compiere un grande salto al processo della pace nel mondo. Questo è il mio sogno.

Rudolf Steiner avvertiva che l’uomo moderno rischia di inseguire cause lontane dimenticando il compito più immediato: portare armonia nelle relazioni vicine. La pace non può essere un’astrazione; deve essere un esercizio quotidiano di riconciliazione, di rinuncia al personalismo, di ascolto reciproco.

Ma ciò non significa rinunciare all’azione collettiva. Al contrario: un movimento pacifista europeo che imparasse a fare pace al proprio interno, mostrando di saper agire all’unisono e in armonia, diventerebbe un segnale potentissimo per i governi e per l’opinione pubblica mondiale. Sarebbe la dimostrazione vivente che la pace non è un’utopia, ma una realtà possibile, quando i cuori si incontrano al di là delle differenze.

Forse il miracolo che attendiamo non verrà da un’unica manifestazione oceanica, né da una risoluzione politica calata dall’alto. Forse il miracolo nascerà quando migliaia di piccoli atti di pace quotidiana confluiranno in un grande movimento che ha saputo pacificare se stesso prima ancora di chiedere pace al mondo. Allora la voce del popolo non sarà più solo uno sfogo tollerato, ma una vera forza storica capace di cambiare il corso degli eventi.